L’immaginazione ha un che di speciale,
di magico. È la voce dello Spirito.

Immagine deriva dal verbo latino imare:  imitare. Ossia cercare di uguagliare un modello. Verbo che veniva associato agli artisti che imitano molto ma nessuno
eguagliano. Lo possiamo leggere anche come Ispirazione, verbo bellissimo che porta con sé il respiro.

Di recente, si è sparsa la voce che Immaginazione significasse ‘In me mago agere’: in me agisce il mago. Questo non è vero, anche se, tenendo ben presente che è un termine inventato, si può utilizzare – perché no? – come fervore creativo. Chi non vorrebbe agire come un mago?

Con l’immaginazione possiamo in effetti diventare e fare quello che vogliamo: un bel respiro, chiudiamo gli occhi e
possiamo immaginarci di essere su una spiaggia tropicale, possiamo indossare un vestito principesco, assumere la forma di un animale o volare a cavallo di una
cometa.

I bambini sono bravissimi in questo,
hanno una dote innata di immaginazione. Anzi, secondo Freud e altri grandi psicologici l’immaginazione e la fantasia di un bambino sono proprio una delle
fonti del loro corretto sviluppo. Per i piccoli è molto importante il gioco simbolico: far cose reali con oggetti finti. Per il cervello non c’è distinzione tra una cosa pensata e una cosa immaginata e così i bambini pian
piano, attraverso la fantasia, costruiscono la loro realtà.

E gli adulti? Purtroppo molti hanno
perso la loro capacità di abbandonarsi a 
nuvole e colori. E non è un qualcosa capitato per caso, la maggior parte
si è imposta di non immaginare più, di non sognare neanche, di non desiderare, di non fantasticare. Persi nella materialità più grigia e fumosa, hanno perso i
colori dell’arcobaleno, e non solo nella fantasia, anche nel loro sorriso.

Gli artisti, di solito, sono quelli che hanno più mantenuto la loro parte di immaginazione. Eppure tutti gli adulti, se
ricordano, hanno questa possibilità.

Quando fantastichiamo ci sentiamo liberi, ma è come se ‘da grandi’ si avesse paura di questo senso di libertà.
Eppure, sosteneva Michael Novak: l’uomo è
nato per creare. La vocazione umana è quella di immaginare, inventare, osare nuove imprese.

Roberto Assagioli, psichiatra e teosofo
italiano, fondatore della Psicosintesi, sosteneva questo pensiero:

Ogni immagine ha in sé un impulso motore, le immagini o le figure mentali e le idee tendono a suscitare emozioni, a produrre le condizioni fisiche e gli atti esterni ad essi corrispondenti.

Io ricordo bene quando ho rallentato
tantissimo la mia immaginazione. Un matrimonio, un lavoro, un figlio piccolo.
Mi sentivo così oppressa che avevo la sensazione di non aver tempo per
immaginare. Ora che ci penso bene, era come se fosse qualcosa che dovevo per
forza mettere via. Quelle erano cose da bambini. Ero adulta ormai.

E così stavo quasi per spegnere la luce che avevo dentro.

La scrittura mi ha salvato. La scusa di dover immaginare per lavorare mi ha aiutata.

E quando ho iniziato io a far corsi di scrittura mi sono accorta di un fatto tremendo: molte persone hanno perso la capacità di concepire forme con la fantasia. Quasi totalmente. Chiudendo gli occhi vedono solo nero. Persino immaginare un colore è per molti di loro veramente
difficile. E pensano di esser fatti così.

Non è vero. Chiunque sia stata bambino è
stato capace di usare la fantasia
, è solo una facoltà che va ritrovata.

E tu? Come stai? Se chiudi gli occhi e
immagini, ad esempio, un prato verde, ci riesci?

Qualsiasi sia il tuo stato ‘immaginifico’  si può imparare di nuovo o migliorare. Tantissimo.

Ok. Ma a che mi serve?

E qui potrei elencare una serie di studi e benefici. Come l’immaginazione sia un potente antidepressivo, come migliori il metabolismo, come permetta di vedere le situazioni in modo differente, come
faccia la differenza nei rapporti sociali, nel lavoro etc.

Ma no. Non iniziamo a congetturarci sopra, ma poniamoci un’unica domanda. 

Chiediti: desideri ricordare come si fa a immaginare?
No, chiudi subito. Sì, continua a leggere. Semplice.

Vediamo alcuni facilissimi esercizi.

Inizia con un colore.

Decidi un colore, chiudi gli occhi e
immaginalo. Meglio se sei stato prima un po’ al buio, respirando in modo
silente. Riesci a visualizzare un blu o un giallo?

Ti svelo una cosa: se per alcuni può
sembrare banale, per diverse persone è un esercizio difficilissimo.

Se rientri in questa seconda categoria
facciamo un allenamento: prendi un cartoncino colorato e fissalo per qualche istante, poi chiudi gli occhi e cerca di richiamare quel colore.
Ok. Ammetto che all’inizio ci si può sentire un po’ sciocchi, ma è il risultato quello che conta.

Ora prendi un oggetto semplice: una mela, una tazza…

Osservalo, chiudi gli occhi e cerca di visualizzarlo. Poi inizia a immaginare che qualcosa si modifichi: cambia colore? Cambia forma? Fa qualcosa, magari di
buffo? Se riesci a ridere, o sorridere, hai vinto.

IMMAGINA DI ESSERE UN FIORE

Questo è un esercizio potentissimo.

Da un po’ di tempo sto lavorando sul mio lato femminile (molto nascosto, eh. Però da quando ho scoperto che tutti ce l’hanno, maschi e femmine che siano. Allora
ho iniziato a lavorarci un po’.) Mi sono accorta che se richiamo alla memoria l’immagine di una rosa mi sento molto meglio, mi riesce più facile far emergere
la femminilità. Allenandomi un po’, ecco: mi sento proprio una rosa.

Come sempre, ciò su cui metti attenzione si manifesta. Così, mi sono imbattuta in un articolo del dott. Morelli che spiegava:

Secondo Shia Chen, grande medico cinese,
l’immagine del fiore è la più potente fra tutte quelle che conosciamo.  È come se il cervello, immaginando di
diventare una rosa, un giglio o un girasole, si mettesse lui stesso a fiorire, uscendo dai soliti schemi.

Non ho trovato alcuna notizia di questo dott. Shia Chen (anzi, chi ce l’ha si fa faccia avanti, grazie mille). Viene spesso nominato, ma ogni post e notizia che
trovo non porta a nessun link su lui. Comunque lo ringrazio del bel pensiero.

Proprio
quando stavo ultimando questo articolo, invece, mi è capitato di vedere il
documentario di Assagioli, che tra l’altro avevo già nominato sopra. Lo trovate
su Prime Video (se volete potete vederlo con la prova gratuita di un mese).

Lui
insegnava ai suoi allievi un esercizio soffice, ma intenso. Diceva di mettersi
su una poltrona, comodi ma vigili. Chiudere gli occhi, portare attenzione al
proprio respiro e poi immaginare quanto segue:rime

ESERCIZIO DELLO SBOCCIARE DI UNA ROSA

Immaginiamo un bocciolo di rosa chiuso.

Inizia un lento movimento: i sepali cominciano a divaricarsi, a voltare le loro punte verso l’esterno, lasciando così scorgere i petali.

Ora, anche i petali iniziano ad allargarsi, il boccio si apre, lentamente, e la rosa si rivela in tutta la sua bellezza che ammiriamo con gioia.

Visualizziamo tutta la pianta. Ora identifichiamoci con la rosa, introiettiamo la rosa in noi.

Noi siamo simbolicamente un fiore. Lo stesso miracolo che noi possiamo cooperare coscientemente alla nostra fioritura interiore.

L’esercizio lo potete trovare qui.

Qui invece un video per ispirarsi

https://youtu.be/HnbMYzdjuBs

 

Io l’ho trovata una tecnica delicatissima e molto utile.

Una rosa è elegante, raffinata e di una bellezza potente.

 

L’altro
mio fiore preferito è il girasole. Quando mi immagino di essere Lui mi dà una carica energetica solare straordinaria. E gioia nel cuore.

E tu? In quale fiore ti piacerebbe identificarti?

Immagina di essere un fiore:

profuma, sii libero, germoglia nel tuo territorio, rivolgiti al sole, prendi energia dalla terra, vivi, sii.

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