Di solito, la vita scorre più o meno tranquilla. Al mattino
ci si alza, si fa colazione, ci si prepara, si accompagnano i figli a scuola,
si va a lavoro, si fa spesa, sport, si sta un po’ con gli amici…

E a volte si varca una soglia. Un attimo prima è tutto normale, si è nella routine. E poi avviene qualcosa che cambia la vita per sempre.

C’è stato un tempo in cui la mia vita era semplicemente così: tranquilla. E poi ho varcato una soglia ed è cambiato tutto.

Da quel momento esisteva solo il vuoto. E non poteva essere riempito da niente. Non dai sorrisi dei miei bambini, non da una bella giornata
di sole, non da un cagnolino in cerca di coccole e nemmeno da un abbraccio sincero. 

Lutto deriva dal latino luctus
a sua volta derivato dal verbo lugere, ossia piangere.

E si piange, a volte. Si piange fino a finire le lacrime.
Fino a sopravvivere trascinandoti tra due crisi di pianto. Perché almeno in quei momenti puoi far qualcosa. Puoi piangere sì.

Si riferisce al lutto, di solito, quando si perde una
persona cara. Ma non esiste solo quello. Ci può essere anche la perdita della
salute, di un arto, del lavoro, della casa… Le prove da affrontare possono essere tante. E dure. Difficili, feroci, crudeli.

Dalla pagina del mio diario…  

5 giugno 2015

Circa 3 mesi fa ho perso la bambina che aspettavo.

E sono caduta in una baratro buio e profondo, dove c’era solo dolore, disperazione e ancora dolore. E giù, nel pertugio oscuro, ho incontrato un dissennatore.

‘I Dissennatori sono
le creature più disgustose della terra. Infestano i luoghi più cupi e sporchi,
esultano della decadenza e nella disperazione, svuotano di pace, speranza e
felicità l’aria che li circonda. Perfino i Babbani avvertono la loro presenza,
anche se non li vedono. Se ti avvicini troppo a un Dissennatore ogni sensazione
piacevole, ogni bel ricordo ti verrà succhiato via. Se appena può, il
Dissennatore si nutrirà di te abbastanza a lungo da farti diventare simile a
lui… malvagio e senz’anima. Non ti rimarranno altro che le peggiori esperienze
della tua vita. E le cose che sono successe a te, Harry, bastano a far
precipitare chiunque da un manico di scopa. Non hai niente di cui vergognarti”.

Remus Lupin – Harry
Potter e il prigioniero di Azkaban

E così mi sentivo. Avevo freddo e mi sembrava che non
potessi più essere felice. Ero disperata e arrabbiata con il mondo, con me
stessa, con Dio. C’è mancato davvero poco al bacio del Dissennatore. C’è
mancato davvero poco che mi prendesse l’intelletto e la felicità, e mi condannasse
a un’esistenza di agonia.

Poi, una luce.

Una fioca luce nel cielo senza stelle che è diventata sempre
più forte, sempre più luminosa. Non so ancora cos’è, ma so che mi ci sono
aggrappata con tutte le mie forze. Mi sta guidando, sta illuminando il mio cammino…

E così è comparso il primo ricordo felice. I 5 mesi passati con la mia piccola Serena sono diventati mesi pieni di dolcissimi ricordi.

E dal ricordo felice si è cominciato a dissolvere il velo che avevo davanti agli occhi. Ora vedo tutto sotto un’altra luce, sono grata di
ogni dono che ho: gli altri miei due figli, mio marito, i miei genitori, mia cognata e le mie nipotine, i miei amici, i fiori, i profumi, i fili d’erba…
tutti si sta colmando d’amore.

“Expecto Patronum!”

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Da quell’Expecto Patronum si è trasformato tutto. A volte, la tristezza ancora arriva. La saudade. Quella nostalgia molto umana. Il dispiacere di non aver mai annusato il profumo della sua pelle.

Ma in 5 anni la lanterna che ho in mano illumina sempre di più la strada. Il velo si era solo appena rivelato. Il cammino per oltrepassarlo è ancora lungo. Una via lastricata d’oro che porta alla città di Smeraldo.

Siamo fatti di tanti pezzettini noi essere umani. Siamo frantumati come specchi e non ci ricordiamo più chi siamo. Smarriamo non solo la via, ma noi stessi.

In giro ci sono tante piccole chiavi da trovare, che aprono porte inaspettate che permettono di ritrovarci.

Ma come facciamo a trovare qualcosa che non solo non sappiamo dove sia, ma non ci ricordiamo neanche che esiste?

Ecco che la vita ci offre delle opportunità. Travestite da eventi traumatici.

Trauma etimologicamente deriva da ferita. Feruta. Una spaccatura, una lacerazione. Immaginate un muro: una ferita lo può far crollare, lo indebolisce. Ma permette anche di vedere attraverso, di veder cose da una prospettiva diversa.

E così si può innescare il dubbio che la vita non sia tutta quella che percepiamo all’interno delle nostre mura, siano esse immense, dorate.

La ferita si produce nel nostro cuore, è l’attacco del
Serafino.  In fondo anche cupido trafigge
con una freccia per far innamorare.

La ferita è nel velo che abbiamo intorno a noi, che in
realtà è dentro di noi.

Come dentro, così fuori.

Come in alto, così in basso.

Come in grande, così in piccolo.

È necessario attraversare un trauma, essere feriti per poter aprire una breccia?

No. Non è necessario, ci sono persone che hanno già compiuto parte del cammino, che stanno mostrando la strada per andare. 

Bisogna ascoltarsi, per trovarle.

E che c’è dall’altra parte?

Meraviglie, gente. Ci sono immense meraviglie.

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